Cambiate le leggi, investire in Laos sarà più facile?

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Tra i paesi del sudest asiatico, il Laos è sicuramente uno di quelli che attrae il minor numero di investitori stranieri, sebbene cinesi e vietnamiti siano ben presenti nell’economia locale. Gli espatriati in terra laotiana non sono molti, siamo ancora in una fase pionieristica e l’assenza del mare lascia supporre che i numeri non raggiungeranno mai i numeri della Thailandia o della Cambogia. Il fatto che il paese sia una repubblica popolare guidata dall’esercito, inoltre, mette chi vuyole investire in Laos di fronte ad una burocrazia spesso lenta e poco chiara, nonostante i tentativi di riforma.

La luce

Consapevole della situazione, il governo laotiano ha da tempo allentato i vincoli ideologici per aprirsi a logiche più imprenditoriali. In questa direzione va la legge No. 14/NA dell’aprile 2017 che ha rivisto le norme per gli investimenti nel paese, seguita dalla comunicazione No. 2633 del novembre successivo che abolisce l’obbligo per gli investitori stranieri di un capitale minimo sino a quel momento quantificato in 120mila dollari. La nuova legge tocca settori ritenuti di importanza strategica come quello agricolo, l’eco-turismo, la costruzione di infrastrutture e diversi altri.

Gli incentivi, come la sospensione dal pagamento delle tasse, vengono identificati in base al luogo in cui gli investimenti sono fatti, con il Laos che viene diviso in tre zone: aree particolarmente povere, aree in via di sviluppo e zone economiche speciali. Gli investimenti stranieri, a loro volta, sono definiti di interesse generico (divisi ulteriormente in attività sotto controllo e attività libere), concessioni ed investimenti in zone economiche speciali. La legge definisce poi le autorità competenti, riservando all’assemblea nazionale il controllo su settori sensibili come i casinò.

Per quanto riguarda la forma legale delle attività, si va dalla piena proprietà alle joint venture con partner laotiani, con imprese statali o con lo stesso governo. Per quanto riguarda il settore delle concessioni, invece, troviamo miniere, compagnie aeree e telecomunicazioni senza dimenticare le attività di sviluppo delle zone economiche speciali e quelle che utilizzano terra di proprietà governativa. Nel caso delle concessioni il capitale minimo richiesto è pari al 30% del capitale totale. Tra le varie forme di concessione quella della durata più lunga è di 50 anni.

L’ombra

Fino a qui quanto di positivo, in primis l’abolizione del capitale minimo richiesto, tuttavia i buoni propositi potrebbero restare sulla carta. Già al momento della sua promulgazione la legge indicava, oltre al non essere retroattiva, di essere valida solo per quei settori non regolamentati da disposizioni specifiche, il che ci riporta alla poca trasparenza del sistema burocratico laotiano. Inoltre è notizia recente che il governo abbia sospeso il rilascio di nuove licenze in vari settori, sembra per poter effettuare controlli sul mancano rispetto delle regole da parte di numerose aziende.

Altro tasto dolente per gli investitori in Laos quello della tassazione applicata. Il Ministero delle finanze laotiano ha infatti annunciato una serie di aumenti che, come mostrato da un report della Banca Mondiale redatto sulla base di numerose interviste, suscita le proteste di gran parte degli investitori. Le accise sulla benzina super sono passate dal 35 al 39%, quelle sul diesel dal 20 al 24%. Su alcolici e sigarette le tasse hanno raggiunto il 45%, ad essere colpiti saranno poi anche discoteche, karaoke e night club. Il Laos si pone così su di un livello di tassazione non raggiunto nei paesi confinanti.

La geopolitica

A complicare la situazione la difficile posizione geopolitica del Laos, il cui oscillare tra Cina e Vietnam può portare a significative modifiche negli interessi del governo di Vientiane. Critiche alla burocrazia laotiana sono arrivate anche dagli imprenditori cinesi – su cui il Laos ha molto puntato nel recente passato – che lamentano la difficoltà di ottenere il visto per investimenti non temporaneo (NI-B2). Inoltre da segnalare anche una rinnovata presenza degli Stati Uniti, che hanno recentemente accusato un imprenditore cinese che gestisce casinò in Laos, Zhao Wei, di crimini internazionali.

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